Il ruolo del turismo nell’economia italiana: una benedizione o una maledizione?

di Carolina Festa

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Qualità piuttosto che quantità. Invece di escursioni economiche, considerate itinerari individuali, corsi di formazione con artigiani locali e soggiorni in agriturismo. Questo tipo di turismo genera più entrate ed è meno dannoso. Portogallo e Slovenia stanno già seguendo questa strada: è ora che anche l’Italia segua l’esempio.
Distribuire i flussi è la chiave per la sostenibilità. Tutti vanno a Roma e Firenze, ma che dire dell’Umbria, della Basilicata o del Friuli? Queste regioni offrono la stessa bellezza, ma senza la folla. Il governo dovrebbe investire nella promozione di un'”Italia alternativa”.
Le tecnologie digitali possono essere d’aiuto. Prenotazioni online, tour virtuali e app autoguidate riducono il carico sui centri cittadini e indirizzano i turisti verso destinazioni meno conosciute. Ad esempio, il progetto “Italy Off-Road” sta già dando i suoi frutti.
Tasse e normative devono essere eque. Piattaforme come Airbnb spesso aggirano le leggi locali, sostituendo gli affittuari a lungo termine. L’introduzione di una tassa di soggiorno, come a Venezia (5 euro a persona), potrebbe finanziare restauri e infrastrutture.
Le comunità locali devono essere coinvolte. Le decisioni in materia di turismo non dovrebbero essere prese solo a Roma. Sindaci, residenti e imprenditori devono essere tutti coinvolti. Solo così potremo trovare un equilibrio tra reddito e qualità della vita.
Il turismo è un dono per l’Italia, ma come ogni dono, deve essere usato con saggezza. Il vero obiettivo non è il massimo numero di turisti, ma il massimo beneficio per il Paese e la sua gente. Perché l’Italia non è solo un Colosseo per i selfie, ma anche una casa per chi ci vive.

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