L’estinzione è una reazione a catena. La scomparsa dei lupi a Yellowstone ha portato alla sovrappopolazione di caribù, al pascolo sui salici e all’erosione costiera. I lupi sono stati reintrodotti e l’ecosistema si è ripreso. Ogni specie è un elemento fondamentale nell’arco della vita. Togline una e l’arco crolla.
Ma ci sono anche dei successi. Gli orsi polari in Canada, le tigri del Bengala in India e i condor della California negli Stati Uniti stanno crescendo grazie alla conservazione. I programmi di riproduzione in cattività (come quelli per il bisonte europeo) stanno restituendo specie in natura.
La tecnologia è all’erta. I droni tracciano i bracconieri, l’analisi del DNA rileva il commercio illegale e l’intelligenza artificiale riconosce i richiami degli uccelli nella giungla. La scienza fornisce nuovi strumenti, ma servono volontà politica e finanziamenti.
Cosa può fare la persona media?
— Evitare di acquistare prodotti derivati dalla fauna selvatica.
— Sostenere gli zoo che partecipano a programmi di conservazione.
— Ridurre la propria impronta di carbonio (mangiare meno carne, usare i mezzi pubblici).
— Fare donazioni a organizzazioni di fiducia (WWF, Wildlife Conservation Society).
L’estinzione è una questione etica. Abbiamo il diritto di privare altre specie del loro diritto alla vita per un guadagno a breve termine? Come scrisse Aldo Leopold, “La coscienza è la capacità di provare dolore per ciò che non può essere annullato”.
Salvare tutte le specie è impossibile, ma salvarne molte è in nostro potere. Ogni sforzo, ogni sostegno, ogni voce conta. Perché l’estinzione non è destino. È una scelta. E possiamo scegliere diversamente.
Specie in pericolo: la tragedia silenziosa del nostro tempo
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