L’intelligenza emotiva (IE) non riguarda “essere gentili”, ma la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle altrui. La ricerca dimostra che l’IE è più importante del QI per il successo professionale, le relazioni e il benessere personale. Ma può essere sviluppata a qualsiasi età.
Il primo componente è la consapevolezza delle proprie emozioni. Molte persone confondono “arrabbiato” con “ferito”, “ansioso” con “stanco”. Inizia in modo semplice: dai un nome preciso alle tue emozioni. Usa la “Ruota delle Emozioni”: ci sono 130 sfumature! Più precisamente dai un nome alle tue emozioni, più facile sarà lavorarci.
Non reprimerle, abbracciale. Le emozioni non sono nemiche, ma segnali. La rabbia dice: “I miei limiti sono stati violati”. L’ansia dice: “Mi sento minacciato”. La tristezza dice: “Ho bisogno di riposare o lasciar andare”. La repressione porta al burnout, agli scoppi d’ira o alle malattie psicosomatiche. La pausa tra stimolo e reazione è la chiave della maturità. Quando qualcosa ti turba, non reagire immediatamente. Fai un respiro profondo, conta fino a 10 ed esci dalla stanza. Questa pausa è dove nasce la scelta: “Come rispondo?” non “Come dovrei reagire?”.
Sviluppa l’empatia. Questa non è simpatia, ma la capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi di un altro. Fai domande: “Cosa stai provando?”, “Cosa è importante per te in questa situazione?”. L’empatia costruisce ponti anche nei conflitti.
Intelligenza Emotiva: come gestire le proprie emozioni senza reprimerle
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